Sul Cane
Lupo di Saarloos ... leggo
Leggo sulla rivista mensile del’ENCI,
l’articolo riguardante il Cane Lupo di Saarloos, una particolarissima
razza inserita da pochi anni nell’albo delle razze riconosciute
dalla FCI.
Un articolo davvero interessante dove, per sommi capi, oltre
ad una rapida presentazione della nascita di questa razza e
dello scopo per la quale essa è avvenuta, vengono messe
in luce le sue peculiarità più spiccate: assieme
alla sua inconfondibile predilezione, in una certo periodo della
crescita, a masticare tutto ciò che gli capita a tiro
– dalle stoffe, agli indumenti, ai cuscini, ai mobili
– più volte viene giustamente nominata la dipendenza
degli esemplari Saarloos, alla famiglia a cui appartengono o
vanno ad appartenere, e la grande pazienza e sensibilità
che una persona che si appresta a condividere la propria vita
con queste Creature, deve avere per conquistarne la fiducia.
In merito a ciò, viene altresì evidenziata, la
dote che più delle altre, ne caratterizza l’impronta
e per la quale, chi si è preso l’impegno di allevare,
deve battersi affinchè di detta impronta ne rimanga traccia,
sto parlando della diffidenza – caratteristica dell’avo
Lupo.
Ne consegue un’ultima raccomandazione ancora, non per
importanza ma solo per dovere di scrittura: gli autori del testo
invitano coloro che decidessero di accompagnarsi ad un simile
esemplare, di provvedere fin da cucciolino, alla sua socializzazione,
in quanto essendo un Animale spiccatamente lupino, inteso come
propenso a preferire una vita naturale piuttosto che cittadina,
deve imparare a digerire gli aspetti di: un mercato, il traffico,
le fiere, ecc. ecc. per far sì che egli possa vivere
tranquillo in una società che non gli appartiene; e se
si vuole con lui affrontare la carriera espositiva, di intensificare,
di lavorare ancor di più sulla socializzazione, in modo
che non abbia problemi ad affrontare il ring di gara nel momento
in cui dovrà sfilare con gli altri modelli.
Mi ripeto, un articolo davvero interessante.
... rifletto
Ci sono però dei punti che non riesco
a capire, e sono questi:
anticipo che sono otto anni che vivo con degli esemplari di
Cane Lupo di Saarloos, oltre ad essere 26 (anni) che vivo per
e con i Cani – nel mio Branco ci sono esemplari di varie
razze e non, cacciati dal mondo e buttati in condizioni pietosamente
drammatiche nelle varie discariche di canili vari e/o marciapiedi,
ed esemplari che stati condannati a morte per irrilevanti e
quanto mai assurdi squilibri comportamentali, oltre a soggetti
di razza, preferibilmente Cani da Pastore Tedesco e Cani da
Pastore Belga Malinois. Del Cane da Pastore Tedesco in particolare,
sono sempre stata innamorata fin da piccina, essendo cresciuta
con i mitici Rintintin e Zanna Bianca, da cui anche il profondo
amore per il Lupo, del quale ne studio il carattere da che mi
è stato possibile iniziare a lavorare nel Mondo Cane,
poiché ho sempre pensato che ci dovesse essere un forte
nesso fra Lui, il Papà, e suo Figlio, il Cane, così
come accade anche fra noi esseri umani .
vengo ai punti che non mi sono chiari:
- Da quel che so io Leendert Saarloos, non creò questa
razza per farne un Cane da lavoro, o meglio, non espressamente;
Saarloos aveva molto a cuore il Cane da Pastore Tedesco, e aveva
notato con forte rammarico, che il suo prediletto, cominciava
a soffrire di alcune deficienze fisiche (debilitazioni varie),
pensò così di rinsanguarne lo spirito, immettendo
il Lupo come artificiere di un rinnovo carico di salute; Saarloos
però non immaginava quanto anche della mente del progenitore
selvatico rientrasse a far parte dei nuovi Cani Pastore, e si
ritrovò fra le mani dei meravigliosi Ibridi che rispecchiavano
alcune doti del Cane e alcune del Lupo. Fu poi il dover trovar
loro una qualsivoglia occupazione per poter essere ammessi nel
libro delle razze a indurlo a cercarne una, pur non essendo
quella scelta, guida per non vedenti, a mio modestissimo parere,
la più idonea.
Mi spiego meglio: il Cane Lupo di Saarloos,
non è vero che non è in grado di essere un lavoratore
o meglio, non è vero che non è in grado di svolgere
un’attività similare a quella di un altro Cane
da Pastore (dico Cane da Pastore perché è inserito
nel gruppo 1 delle razze della FCI), anzi, forse più
degli altri è idoneo; il problema sta ne ‘’il
come’’ e ‘’il cosa’’ si
intende per lavoro. Essendo molto lupino, come hanno giustamente
sottolineato gli autori dell’articoli, ha ben radicato
in se il senso del Branco, e difatti sempre gli autori sottolineano
l’importanza per un Saarloos, di vivere con la famiglia
(anche se poi su questo punto tornerò perché non
ho ben capito una cosa di ciò che è stato scritto
nell’articolo).
Avere il senso del Branco, non vuol dire solo essere contenti
di stare a casa e di stare con la famiglia, vuol dire anche
‘’far parte della famiglia in senso totale’’,
quindi oltre a dividere il locale (abitazione), amano partecipare
alle attività della famiglia, il problema sorge nel fraintendimento
delle attività, e cioè, un Selvatico, sia pure
il Saarloos selvatico per metà, predilige avere alcuni
compiti che lo impegnino nello sfruttare le proprie qualità
e i propri istinti, compiti che non possono avere una realizzazione
solo nell’andare a passeggio nei boschi e tanto meno in
città, né a fare sciocchi esercizi di sport inventati
sul condizionamento del Cane invece che sulla sua capacità
espressiva.
Dopo otto anni di vita con loro e dopo aver solcato parecchi
campi di lavoro, mi sento di esprimere un giudizio tecnico sulla
capacità lavorativa del Cane Lupo di Saarloos, riconosciuta
in: attitudine alla ricerca, attitudine all’esecuzione
di esercizi qualificati di obbedienza ma che per lui non è
assolutamente il caso di chiamarli così visto che tutto
il suo mondo espressivo trova ragione unicamente nella docilità
nell’ambito del Branco e nella duttilità se motivazione
e stimolo sono ritenute valide – per valide intendo ‘’vere’’
– perché caratteristica del Saarloos è quella
di non credere alla finzione dei fatti.
Porto un esempio sciocco ma comunque di utile apprendimento:
il famoso CAL prova caratteriale richiesta per molte razze fra
le quali anche per quella del cugino Cane Lupo Cecoslovacco,
per un Saarloos non ha senso, perché annusando lontano
un miglio la finzione della cosa, dice chiaramente ‘’questo
fatelo con chi non sa leggere nei movimenti e nei toni della
voce, fatelo con chi non sa trovare nell’odore della farsa,
la falsità della presa in giro’’ –
oltre che, parlando sempre del CAL, risponde alla prima nota
dettata dall’istinto di conservazione che lo induce a
vagliare attentamente le situazioni. Con ciò non voglio
dire che tendenzialmente rifiutano di affrontare eventuali problematiche
quali anche ‘’un’offesa’’, ma
il prezzo deve valere l’offerta; Papà Lupo insegna
che la testa va tenuta sempre sul collo e il collo deve rimanere
attaccato al resto del corpo, il quale corpo deve necessariamente
essere sano altrimenti la vita in Natura può essere ancor
più difficoltosa; questo ultimo appunto, è dato
dall’istinto di conservazione che induce a volte alla
fuga, e non dall’istinto di fuga, poichè, da quel
che so, e da quel che è stato tramandato da chi ha studiato
molto prima che io nascessi, l’istinto di fuga non esiste,
è solo un abbinamento moderno di facile intesa che però
non approfondisce il comportamento messo in atto e lo lascia
nella sua modalità di comprensione altamente superficiale!
… tornando a ciò che un Saarloos può pensare
davanti al figurante di una prova di CAL, il discorso riportato
qualche righe fa, può sembrare un discorso un po’
troppo evoluto… Si certamente lo è se fatto in
quei termini dialettali, ma assolutamente no se attivato con
lessico sprigionato da un animo lupino. La loro comunicazione
è semplice e complessa al contempo: è semplice
perché non elaborano la laboriosità dell’astrazione
e tanto meno possiedono la proprietà del lessico umano
(parole concatenate in formazione di un periodo), ed è
complessa perché ogni tratto del corpo, ogni vibrazione,
ogni segnale odoroso fa del loro modo di comunicare un vero
e proprio linguaggio, che essendo privo di affettazione, è
per noi umani di difficile comprensione. Tale linguaggio, può
essere tradotto in buona parte solo se chi si accompagna a tali
esemplari, china il capo di fronte a Madre Natura, abbandonando
concetti di valutazione tipici del nostro essere – vedi
gli stati d’ansia ( che affronterò più avanti).
Mi permetto un piccolo fuori tema, ma che poi non lo è
più di tanto: ‘’ anche il Cane Lupo Cecoslovacco
prova un senso di stupore nel dover affrontare una prova di
CAL, ma essendo più Cane del Saarloos, riesce comunque
ad adattarsi in qualche modo alla commedia, accettando difficilmente
più di quello, e difatti, non ci sono molti Cani Lupo
Cecoslovacchi che sono riusciti a passare le prove di lavoro
IPO; e la problematica di ciò, selezione a parte, sta
proprio nel fatto che la finzione nel Lupino non è contemplata;
pur essendo stati loro, i Cecoslovacchi, selezionati per il
lavoro, non si intendeva all’epoca dell’esperimento,
questo tipo di lavoro (prove FCI), ma solo il non permettere
all’estraneo di oltrepassare il confine.
Le prove di lavoro IPO, purtroppo stanno degenerando oltremisura,
portando l’espressività individuale dei soggetti
alla totale meccanizzazione attraverso metodi di condizionamento
puramente meccanici, per l’appunto; i Cani che vengono
sottoposti a queste prove seguendo il tipo di addestramento
metodologico, sembrano burattini in mano a burattinai. La differenza
fra Cani da lavoro e Cani Lupo, sta nell’impossibilità
di trasformare la motivazione per questi ultimi, in un suono
standard (click) o in un’imposizione gratuita. In loro
la duttilità è modellabile solo se la docilità
(affiatamento e rispetto con il compagno umano) è prevalente;
non sarà mai la duttilità ad aver ragione sulla
docilità ma l’esatto contrario!
Una razza ibrida non può lavorare in maniera meccanica,
è contro la sua indole! Una razza ibrida lavora con il
Branco perché così detta la sua natura!
- Attaccato al padrone.
Non amo la parola padrone perché mi sa tanto di schiavismo,
però capisco che per capacità di intesa gli autori
si siano dovuti esprimere in questo modo .
Sono pienamente d’accordo che sono attaccati alla famiglia
in maniera che non ha eguali, caratteristica derivata anch’essa
dalla vicinanza allo stadio finale della teoria neotenica, per
cui ‘’il Branco è vita’’, ma
permettetemi di chiedere perché fra le righe descrittive
hanno dovuto dire che ‘’l’ansia da separazione’’
è innata nel Saarloos.
Per prima cosa l’ansia non è né un istinto
né una qualità naturale, per cui cosa può
avere di innato davvero non lo capisco, e secondo l’ansia
prevede una capacità di astrazione che il Cane non riesce
ad elaborare:
Ansietà: stato di inquietudine interiore,
sospensione dell’animo fra la speranza e l’apprensione.
Se l’ansia è uno stato d’animo sospeso fra
la speranza e l’apprensione, come può essere concepito
dal Cane?... per poter essere veritiero quel che viene affermato
da coloro che si esprimono in tal modo, dovrebbe essere altrettanto
vero che il Cane si trova nella capacità di vivere la
speranza e l’apprensione.
Cos’è la speranza?... cos’è l’apprensione?...
La speranza è l’attesa, o meglio, il desiderio
di qualcosa che avverrà. L’apprensione è
l’inquietudine provocata dal pensiero che possa accadere
qualcosa di temibile – la strana sensazione di un presagio
negativo.
Stiamo parlando quindi, di un’astrazione di pensiero,
una proiezione della mente verso qualcosa che deve avvenire,
o forse avverrà, usando la pura immaginazione. In poche
parole, la facoltà di fantasticare su possibilità
future.
Incapacità di astrarre. Per astrazione s’intende
la capacità di estraniarsi dal presente, andare al di
fuori della realtà con il pensiero. Il Cane è
capace di semplici associazioni legate all’azione presente
o ad azioni collegate a situazioni vissute nel presente. Es.:
se faccio questo ottengo questo; se capto un odore, in base
a che odore è, capisco chi ho di fronte o cosa o a cosa
posso arrivare; se vado in quella direzione (strada o luogo
conosciuto) so dove arrivo, ma no so quanto tempo ci metto.
Il Cane non conosce il trascorrere del tempo perché il
suo pensiero, non va al di là del presente. Il ‘torno
fra poco’ è sempre troppo tardi se non vuole che
vai via.
Faccio un esempio sulla concezione del tempo: in addestramento,
l’insegnamento per condizionamento: nel momento in cui
viene eseguita dal Cane l’azione giusta, viene attivato
un influsso sonoro; tale influsso è il segnale della
corretta esecuzione, che verrà immediatamente premiata
con bocconcino o pallina o stimolo chiave; quando si allungheranno
le sedute nel ring, mentre il Cane eseguirà gli esercizi,
nella sua testa ronzerà una sola frase ‘adesso
mi premiano’ e non ‘dopo mi premiano’. La
bravura della persona che condiziona, sta nell’innestare
il desiderio di arrivare allo stimolo chiave, al suono della
campanella, e di mantenere attiva quest’attesa.
Nel Cane come nel Lupo e nell’uomo, troviamo una caratteristica
presente in tutti e tre, ossia la capacità di collegare
all’azione o evento del presente, un fatto immediatamente
successivo ad esso: collegamento di un suono a … ; collegamento
di un cambiamento atmosferico a … ; collegamento di un
atteggiamento a … ; piacevole o sgradevole che sia. Ciò
dimostra come sia possibile il ragionamento sul presente che
porta ad un immediato futuro, facilmente confondibile con la
capacità di astrarre (viaggiare con l’immaginazione).
Correndo ‘’noi’’ con
l’immaginazione e soffermiamoci sul fatto di concepire
il futuro: se così fosse, il Cane sarebbe in grado di
vedere con la mente cosa accade dietro la porta chiusa, o, cosa
farà la sua famiglia, dopo essere uscita di casa.
Il Cane, imparando una cosa, è in grado di ricordarla
e di collegarla ad un evento dell’immediato futuro. Ma
ciò non vuol dire conoscere il significato di futuro.
Però, se io sono in cucina a preparare la pappa, lui
sa, che fra poco mangerà. Fra poco non è futuro?...
e sei io mi preparo per uscire e prendo il guinzaglio, sa che
fra poco uscirò con lui. Fra poco, non è nuovamente
futuro?...
C’è una bella differenza fra vivere una situazione
che porta ad un’altra situazione e immaginare ora cosa
avverrà dopo.
Il Cane in questione sta assistendo ad un comportamento ripetitivo
nel tempo (abitudine), e siccome in lui è presente la
capacità di apprendimento, ha imparato, tramite l’osservazione,
a cosa porta una sequenza di azioni.
Il Cane può, invece, assumere atteggiamenti
tipici dello stato ansiogeno, come: tremare, ansimare, avere
un’accelerazione del battito cardiaco, ma sia ben chiaro,
li può solo assumere. Questo non vuol dire che non viva
lo stato di agitazione (nella sua espressione reale) che manifesta;
da sottolineare è, che vive il presente dello stato in
cui si trova, vive il disagio che questo provoca, vive la situazione
negativa prodotta, ma assolutamente non riesce a generare ciò,
da uno stato di ansietà, bensì da uno stato di
insicurezza. Dire quindi che il Cane soffre di ‘’sindrome
d’ansia’’ è quanto mai falso. Il complesso
dello stato emotivo che mostra non è riconducibile a
psicopatologia perché lo stato evoluto dello stress,
l’ansia, non è da lui concepito.
Il disagio può accrescere, non evolversi,
solo accrescere, aumentare se l’atteggiamento di agitazione,
porta ad avere attenzioni maggiori da parte dei suoi familiari,
il Cane apprende come, un simile comportamento, sia un buon
conduttore di considerazione, facendo solo una semplice elaborazione
mentale ‘se mi comporto così, ottengo questo’
- elaborazione intelligente di un Animale sociale.
La stessa cosa si può verificare (parliamo sempre di
proposta = risposta), in un diverso rituale: il Cane non vuole
farsi toccare (non stiamo analizzando perché, è
solo per riportare un esempio), schiva la carezza o ringhia
o semplicemente se ne va, colui che voleva toccarlo desiste
dal farlo; il Cane ha ottenuto quel che voleva. Manifestazione
più lampante e più espressiva per un discorso
di espressione diretta di disagio: il Cane invece di andarsene
comincia a tremare, sbavare, ansimare, anche le accelerazione
del battito cardiaco… tipico atteggiamento ansiogeno,
colui che voleva toccarlo desiste dal farlo; il Cane ha ottenuto
quel che voleva. La differenza fra questo e il comportamento
dell’essere umano, sta nel fatto che, il Cane ha imparato
(come dice Konorsky: per prove ed errori) un modo per uscire
dalla situazione.
Il Cane rimane a casa da solo, mentre la sua famiglia è
lontana, devasta ‘il solito divano’. In molti identificano
questo modo di agire, come un disturbo dovuto, ad ansia da separazione.
Se il Cane non è abituato a rimanere solo in casa, non
vuol dire che, se per ingannare il tempo devasta un divano,
sia affetto da ansia, la prima cosa che mi viene in mente è
che sia un tipetto con un temperamento alto (organizza il suo
tempo) oppure non abbia un giusto rapporto con la sua famiglia.
Mi viene facile credere, che questo Cagnetto, non sappia qual
è il suo posto. Leggendo attentamente fra gli stadi della
crescita naturale, è semplice arrivare al punto: ogni
cucciolo conosce il distacco dalla Mamma e il ritorno di lei
da lui. Se la famiglia adottiva non è in grado di richiamare
alla mente del Cane, qualcosa ch’egli conosce naturalmente,
non si può dire che sia nel Cane il problema, semmai
nella famiglia che si occupa di lui.
Durante una manifestazione sportiva, l’uomo
vive l’ansia da prestazione,
il Cane ne subisce lo stress - il disagio - che l’uomo
gli sta trasmettendo.
L’ansia è la proiezione della
debolezza umana.
Un atteggiamento ansiogeno del Cane è
la rappresentazione della risultante della frustrazione umana,
su di lui.
- È giusto dire che il Cane Lupo di
Saarloos ha un problema se viene lasciato solo in casa se ‘’casa’’
non è per lui la tana, e questa mancanza dobbiamo attribuirla
solo ed unicamente a un problema relazionale con la famiglia.
Come giustamente dicono gli autori: è
un esemplare più lupino degli altri … a maggior
ragione quindi ha in se tutti i dati necessari per affrontare
una simile situazione, con la grande differenza però,
che a lui le cose vanno spiegate in maniera non meccanica, cioè,
se riconosce la famiglia come ‘’sua famiglia’’,
si fida del ritorno, se ciò non accade, beh è
il caso che i componenti della stessa si facciano un bell’esame
di conoscenza!
In poche parole, il Saarloos, come suo Papà Lupo, vive
nella fiducia nel Branco del quale ha grande rispetto e dipendenza.
La tana è l’alcova dove Mamma e Papà fanno
sempre ritorno.
Conquistare la fiducia di un Saarloos non è
facile, e, da quel che ho visto fino ad oggi, non è vero
che i cuccioli con facilità si attaccano alle persone,
o come è specificato, anche solo ad una persona appena
arrivati nella nuova famiglia, perché il cucciolo, anche
se ha un bisogno enorme di trovare un nucleo di cui far parte,
possiede quella meravigliosa qualità che lo mette in
guardia dagli estranei, ciò che molti chiamano ‘’istinto
di fuga’’ e che invece altro non è, in questo
caso, che ‘’diffidenza’’ e in altri
casi ‘’passività’’, ossia una
forma di rifiuto istintivamente o scientemente valutato, per
cui decide di non affrontare un pericolo in maniera attiva,
che sia la forma scelta tramite il temperamento (trovare una
strada alternativa) o l’aggressività .
E parlando di aggressività, mi trovo
in accordo con gli autori solo per alcuni casi, che sono poi
la maggior parte, visto che la saggezza ’’sempre
lupina’’ del Saarloos, lo induce a non ‘’arrivare
alle mani’’ per usare un gergo umano, perché
la pelle costa cara, e non perché essi ne siano carenti.
E a tal proposito mi piacerebbe sapere, se veramente essi non
fossero aggressivi (dote che comunque apprezzo molto in un Animale
e che non giudico come senso di squilibrio), perché molti
esemplari anche in Italia non solo all’estero vivono relegati
in recinti e non in casa …
Prima di passare ad un altro punto non chiaro,
vorrei chiedere ancora, ma in generale a chi può rispondermi:
perché da qualche tempo si usa definire un comportamento
naturale come una sindrome di una qualche patologia o squilibrio?
Per farsi capire meglio dal mondo sapiens, visto che è
fra sapiens che si parla? … se è così, chi
si esprime in tal maniera, è conscio della realtà
dei fatti o la travisa? E se la travisa, forse non pensa che
venendo distorta la verità viene distorta la valutazione
all’origine! … non voglio davvero pensare che lo
faccia per profitto?
- La socializzazione.
Or dunque, ovunque si legge, si parla di modalità corretta
per un’altrettanto corretta crescita nella società
ospitante!
Rifletto ad alta voce: in Natura (esempio lampante visto che
si tratta di una razza che è molto vicina alle caratteristiche
psico-fisiche del progenitore selvatico) i cuccioli crescono
nella tana; a tempo debito escono dalla stessa e conoscono con
la Mamma il resto della famiglia, di cui però hanno già
acquisito coscienza durante il periodo che erano in tana, attraverso
l’odore portato dalla Mamma quando di tanto in tanto usciva
per fare i bisognini e per mangiare; rimarranno fra giardino
e tana per circa sette mesi e poi insieme alla famiglia conosceranno
i territori confinanti – territori che sempre saranno
consoni come aspetto a quello natale.
Veniamo ora al nostro cucciolo di Saarloos: gli autori consigliano
di stimolare il piccolo fin dalla tenera età …
cosa intendono mi piacerebbe sapere … non per sfiducia
in ciò che ho letto, non mi permetterei mai, ma solo
per capire se intendono un trattamento similare al metodo del
Super Uomo proveniente dall’America dal tempo in cui si
volevano i soldati della bandiera a stelle e strisce, potenti
e valorosi senza uguali, e riportato poi nel mondo pet per avere
il Super Cane … sto parlando del senso puppy.
Non che voglia infangare credenze diverse dalle mia, assolutamente,
e ci tengo a precisare che i miei pensieri sono in totale buonafede,
vorrei solo capire la necessità e la reale efficienza
e utilità del metodo senso puppy perché, sempre
secondo me, va contro tutto quello che si svolge in tana: tranquillità,
tepore affettivo e atmosferico (i piccoli soprattutto in un
primo periodo non hanno capacità nella regolazione termica
del proprio corpo, per cui la Mamma si adopera a tenerli caldi,
altrimenti potrebbero morire), stimolazione sensoriale naturale
sotto i baci di Mamma, ecc… cosa che non avviene seguendo
le istruzioni d’uso del metodo citato. Non che neghi l’utilità
di far conoscere alla cucciolata che nasce in casa l’odore
delle persone familiari, le loro mani, i loro baci, oppure neghi
l’utilità di abituarli a rumori che faranno parte
della loro vita futura, ma da qui a quel che ho letto nel senso
puppy, credo che ci sia un sbalzo non necessario oltreché
innaturale.
Se invece gli autori non si riferiscono a questo
metodo di crescita, vado oltre e chiedo: il cucciolo arriva
nella nuova famiglia; spaesato cerca di capire; i suoi punti
di riferimento non ci sono più; la ‘’sua
vera famiglia’’ non c’è più;
è un cucciolo perduto che deve ambientarsi e cercare
di capire perché non ha più attorno a se odori
e suoni conosciuti, non ha più sembianze familiari a
cui affidarsi e riconoscersi; se non gli diamo il tempo necessario
per prendere coraggio e fiducia nel posto nuovo e nelle nuove
persone, e aggiungiamo ai suoi disagi altri disagi facendogli
vivere situazioni che lo pongono ancor di più in fasi
di stress, vedi un mercato o il traffico cittadino o anche la
sola passeggiata al guinzaglio, come possiamo credere che il
piccolo possa vivere tutte le novità con interesse e
buona predisposizione?... a chi si affiderà per chiedere
aiuto in caso di una forte insicurezza?
Spesso capita di vedere Cani di varie razze che, a mio modestissimo
parere, hanno fatto una socializzazione un po’ precoce
o non giustissima con i compagni umani, fare quelle che in gergo
cinofilo si chiamano ‘’le zampe’’ o
‘’le feste’’ ad ogni passante che gli
rivolge un minimo di attenzione... fare le zampe agli sconosciuti
è sintomo di carenza affettiva o meglio di giusta considerazione
e giusto rapporto con i propri familiari, ed è anche
una forma esageratamente simbolica dimostrativa che mette in
mostra uno stato infantile-non pericoloso (con errato rapporto
con i familiari, non intendo dire che questi ultimi non amino
il loro Cane, ma solo che non sono in grado o non sono stati
in grado di interpretare la sua comunicazione in maniera corretta).
Fare le zampe è un atteggiamento infantile che riporta
all’età della cassa parto quando il piccino premeva
con le zampine sui seni della Mamma per avere latte, ed è
una domanda gerarchica per chiedere ‘’chi sono?
… chi sei tu? … sei una Mamma a cui chiedere latte
o un adulto a cui chiedere cibo o aiuto?’’ se la
risposta alla zampe rappresenta una idonea cura parentale di
un adulto, il piccolo trova soddisfazione e chiede appartenenza
al Branco di chi risponde in questo modo, se invece la risposta
è data in maniera sudditante, il piccolo ne esce sconfitto
da un lato, ma comincia ad incamerare la sudditanza nei propri
confronti, il che lo porterà ad assumere tale atteggiamento
allorquando dovrà imporsi su qualcun altro .
Sono dell’idea che dopo alcuni giorni almeno di permanenza
nella nuova casa (una volta si dovevano aspettare i tempi dei
primi vaccini), o comunque solo dopo che il piccolo abbia acquistato
un minimo di fiducia in essa e nei familiari, questi ultimi
lo possono condurre a conoscere una zona tranquilla (extra all’abitazione)
dove egli possa vivere una esperienza piacevole con chi della
famiglia lo accompagnerà. Logico dedurre che il tutto
debba svolgersi al guinzaglio, cordone ombelicale fondamentale
per la sicurezza del piccolo! (guinzaglio che deve conoscere
prima nell’ambito dell’abitazione).
E qui torniamo al discorso fiducia e alla facilità
o difficoltà di conquistare un Saarloos, in modo da essere
per lui la guida di cui ha bisogno per crescita e per disposizione
caratteriale!
Per quanto esposto fino ad ora, viene facile
capire quanto sia giusto dire che un esemplare di questa razza
prediliga, soprattutto all’arrivo nella nuova casa, una
donna, per il suo naturale senso materno, e come sia anche giusto
dire che non è una razza per un neofita. Mi permetto
di aggiungere che non è neanche una razza per chi sposa
teorie che non siano in giusta comunione con la naturalità
della Cane, con la sua estrema differenza con il comportamento
umano e la sua completa estraneità dalle problematiche
psicologiche proprie della nostra specie.
Egli ha bisogno di cure e attenzioni costanti,
di una saggia educazione e di un estremo rispetto per le sue
fasi di crescita, caratteristiche degli stadi evolutivi del
progenitori lupino.
A tal proposito aggiungerei ancora un chiarimento o forse una
delucidazione riguardo a questo discorso: è vero che
il Saarloos passa una fase di crescita in cui predilige mordicchiare
qualunque cosa, ma come del resto anche la maggior parte dei
Cani, ma scusate se mi permetto di dissentire sul non inibire
tale devastazione, poichè come in tutte le cose, giuste
o sbagliate che siano, il soggetto che pone in attivo alcune
azioni ‘’deve’’ essere educato sulla
reale esattezza o no del compimento delle stesse. Mangiare o
rompere qualunque cosa dice chiaramente che il soggetto in questione
o si annoia, o ha un normale problemino con i dentini, oppure
è in difficoltà. Per difficoltà si intende
un chiaro segno di domanda con il proprietario dell’oggetto
sgranocchiato, da non intendere mi raccomando come un segno
di squilibrio psicologico ma come pura domanda a cui necessariamente
bisogna rispondere, la risposta varia a seconda della situazione
e bisogna essere a conoscenza dei fatti prima di esprimere un
giudizio.
Il Saarloos è un Animale altamente ubbidiente
solo se trova nella persona o persone, la giusta motivazione,
esattamente come ogni Lupetto che fa parte di un Branco naturale.
Ricordo le parole dell’allevatrice a cui chiesi di affidarmi
due delle sue Creature: se vorrai avere un giusto rapporto con
loro e vorrai che siano educate, dovranno trovare in te una
guida e dovranno trovare in quello che chiedi la giusta motivazione
altrimenti, senza una ragione per loro logica, non faranno niente
di quel che chiederai.
Fu così che cominciai a dare corpo alle tante domande
sul perché un Cane dovrebbe fare ciò che per noi
è normale che egli faccia. E solo dopo aver cercato nel
loro comportamento naturale attuato nell’ambito del Branco
lupino e riportato in quello di suo figlio il Cane, ho potuto
trovare le risposte giuste alle loro domande e ora ho un meraviglioso
Branco di 5 esemplari di Cane Lupo di Saarloos che giorno dopo
giorno non solo mi fanno vivere emozioni che solo un Cane Lupo
sa dare, ma mi insegnano a capire in maniera quasi totalitaria
(limite caratterizzato dall’essere io, purtroppo un esemplare
di una specie diversa dalla loro) anche le specifiche comportamentali
degli altri Cani.
Del Cane Lupo di Saarloos, amo la sua riservatezza,
la sua diffidenza, il suo modo di agire sempre con estrema saggezza
e il suo sano equilibrio interiore. Spettacolare è la
sua espressività con il mondo circostante.
È una razza molto evoluta e per questo conscia dell’importanza
del Branco.
Se non troverà equilibrio nella famiglia ospitante vivrà
in maniera talmente disagiata che o soggiornerà nell’atteggiamento
atavico della ricerca della tana, oppure, se potrà andrà
via da quella famiglia che non lo capisce e non lo accetta come
essere vivente diverso; questa scelta darà ragione ad
una peculiarità lupina quale ‘’la ricerca
di un vero Branco da parte di un soggetto solitario’’
e non all’istinto di fuga che ricordo è solo una
azione-reazione dettata dall’istinto di sopravvivenza
e non un istinto riconosciuto come tale, visto che gli istinti
se sono reali, cioè se sono riconosciuti come tali, sono
sì innati ma immutabili, mentre il saggio comportamento
del Saarloos (evasivo o passivo) è mutabile a seconda
di chi lo affianca, a seconda della situazione e a seconda delle
esperienze vissute, per cui istinto non può essere; genericamente
parlando possiamo parlare in alcuni frangenti di ‘’diffidenza’’
o di ‘’saggezza’’ se preferite. |