Lettera al mio Cane - il mio Amico
Amico mio - Ti ho
conosciuto quando ero molto piccolo. Eri una forza della natura. Sempre
allegro, andavi a rovistare in ogni punto di casa in cerca di …
boh… e che ne so io … per te qualsiasi cosa era motivo
di gioia, di curiosità e soddisfazione. Dai calzini di papà
alle camicette di mamma ai miei pantaloni o le mie scarpe. Se poi
riuscivi ad entrare in cucina da solo, ti precipitavi sotto al tavolo
a cercare un pezzetto di pane, e poi attento attento nasavi dappertutto
anche solo per scovare una briciola. … Mi ricordo di quando
una volta sei riuscito ad aprire il frigorifero, quel vecchio frigorifero
che si apriva con il pedale. Ti sei illuminato quando hai visto lo
sportello scattare e mostrare tutto quel ‘bendidio’’.
… mi ricordo anche che te l’ho richiuso quasi in faccia
per evitare che ci mettessi il naso dentro. Se ci scoprivano i ‘’grandi’’
sarebbero stati dolori. Io finivo in camera, e tu in balcone. Ci avrebbero
ridato la libertà dopo un paio d’ore se non avevamo fatto
casino durante la ‘’reclusione’’, altrimenti
… beh … ci facevamo notte! Il momento più brutto della giornata era quando dovevo andare a scuola. Non mi piaceva la scuola, è vero, ma mi sarebbe piaciuta se tu fossi venuto con me. Pensa che bello sarebbe stato se anche tu avessi potuto esserci. Avremmo avuto sicuramente un banco vicino alla finestra. … Sono sicuro che con te vicino, sarei stato più attento alle lezioni, perché non avrei pensato a te che stavi a casa a fare chissà cosa. E anche per te sarebbe stato meglio, perché non avresti architettato danni che ti portavano ad essere castigato. E invece no. A scuola ci andavano i bambini, non i cani. Tutte le volte che tornavo a casa, ci riempivamo
di baci. E tutte le volte mi sentivo dire ‘’ecco, ora
vatti a lavare bene la faccia e le mani, che sennò non puoi
venire a tavola’’. … Avrei saltato pranzo cena e
colazione per baciarti (ma non l’ho mai detto, perché
avevo paura che non mi avrebbero più permesso di baciarti),
e così, via di corsa in bagno ad eseguire l’ordine. E
lo eseguivo in fretta perché prima arrivavo in cucina, prima
potevo stare con te. Mi aspettavi sotto il tavolo. Seduto fermo immobile
come uno dei miei pupazzi. Aspettavi la mia mano che furtiva ti allungava
un boccone di pane, un pezzetto di formaggio, un biscotto. … Di notte ti mettevi davanti alla porta della mia cameretta. Ero tranquillo quando ti vedevo lì. Con te che vegliavi su di me, nessun mostro si sarebbe azzardato a provare di entrare. Il mio eroe lo avrebbe impedito! E giorno dopo giorno i nostri giorni si susseguivano uno dopo l’altro. Arrivò poi quel brutto giorno in cui tu diventasti
vecchio e io divenni grande. A differenza dalle altre volte, in quello strano giorno, dopo un po’ che ci coccolavamo, non ci alzammo da terra per andare ai giardini, al parco o in cucina a fare merenda … no … ci mettemmo tranquilli a guardare dalla finestra le stelle che splendevano in cielo, continuando ad accarezzarci. Fra una carezza e l’altra ci siamo addormentati.
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